Il ritardo nel processo di digitalizzazione in atto negli ultimi tempi, nell’ambito delle relazione tra le Pubbliche amministrazioni, cittadini ed imprese, pone il nostro Paese al 26° posto nell’Unione Europea per quota di individui che hanno usato internet per interagire con le pubbliche autorità spedendo moduli compilati. A registrare il ritardo più vistoso sono le Amministrazioni locali, chiamate a offrire importanti servizi soprattutto negli ambiti della salute e del sociale.
L’analisi dei dati sulla dotazione di Ict delle Amministrazioni pubbliche locali evidenzia che nell’ambito di trenta servizi offerti la quota di comuni che consentono l’avvio e la conclusione per via telematica dell’intero iter relativo al servizio richiesto è del 3,1%, pari a 7.415 processi rapportati alle 241.410 procedure che potrebbero essere disponibili se tutti i comuni consentissero l’avvio e la conclusione telematica di tutti i servizi in esame. Anche la lettura dei dati di un recente lavoro pubblicato dalla Banca d’Italia conferma il ritardo digitale delle Amministrazioni locali. Prendendo a riferimento la distribuzione degli Enti per grado di sofisticazione dei servizi offerti online, si osserva che solo il 12% delle Amministrazioni locali esaminate, Asl, Regioni, Province e Comun, offre servizi con il maggiore grado di interazione, che consente di “scambiare bilateralmente dati e documenti ed effettuare pagamenti in rete in condizioni di piena sicurezza e tracciabilità”.
Nel dettaglio regionale si osservano valori più elevati per la Provincia Autonoma di Bolzano con il 5,7% dei processi completamente gestibili online, l’Emilia-Romagna ed il Veneto con il 5,6%, la Lombardia con il 4,5%, la Toscana con il 3,9% e le Marche con il 3,2%.